COVID19, Terreno fertile per la violenza

Non è di una favola che voglio parlarvi ma di una realtà concreta e statisticamente accertata che esiste ed è (purtroppo) sempre esistita all’interno delle mura domestiche, una realtà con specifiche caratteristiche: donne e minori vittime di un uomo maltrattante, una routine di meccanismi che conducono prima all’isolamento e alla violenza psicologica per poi proseguire con la violenza fisica fatta di maltrattamenti furiosi e incessanti.

Tutto questo ha un nome chiaro e specifico, si chiama Violenza Domestica e Assistita.

Vi chiederete: Che connessione ha la violenza domestica con l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo?

A causa dell’emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus meglio conosciuto come Covid-19, in data 30.01.2020 l’OMS dichiara emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale e in data 23.2.2020 il Consiglio dei Ministri emana un primo DPCM contenente delle misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Tra queste misure contingibili e urgenti, sussiste l’obbligo di rimanere nella propria dimora. Bene! Per molte persone questa misura può risultare tutelativa in toto, ma non è cosi! Vi chiederete, cosa c’è di male nel restare a casa con la propria famiglia? da un lato, ci si tutela dalla possibile contrazione del virus e dall’altra, si recupera il tempo perso a causa della frenetica routine di vita che negli ultimi tempi si è installata nella quotidianità di ciascuno di noi! Se così fosse non ci sarebbe nulla di strano, anzi! Ma purtroppo la realtà non è così dolce e romantica come la immaginiamo. Per molte donne la propria dimora con dentro il compagno maltrattante risulta essere una trappola pericolosa dalla quale non è facile uscire e la situazione, è ancora più aggravata, dalla condizione di instabilità socio-economica che incalza un contesto di sopraffazione già preesistente e grave. La propria casa e l’isolamento in essa, per alcune donne potrebbe significare morire e la conferma ci giunge dalla cronaca che annuncia l’uccisione della giovane Lorena e di tante altre donne che in quello che pensavano fosse il nido d’amore, hanno trovato tragicamente la morte e con essa l’uccisione di tutti i sogni. Ma le compagne che sopravvivono rinchiuse con i loro compagni violenti cosa provano, come si sentono? Azzardo a dire, immerse da un vortice di emozioni, un misto tra impotenza e paura, uno stato in cui il cervello e nello specifico il sistema nervoso simpatico è continuamente vigile, orientato e pronto per attivare il c.d. meccanismo di “attacco –fuga” o “reazione da stress acuta” che a lungo andare portano ad una situazione psicopatologica importante.

Detto questo, ci si rende conto che l’emergenza sanitaria da Covid-19, risulta essere terreno fertile per la violenza domestica e, dunque, oggi più che mai i Centri Antiviolenza rimangono attivi h24 a disposizione delle donne ed, in particolare, il Centro Antiviolenza del Comune di Paterno Calabro, per il quale presto la mia attività professionale, sta registrando numerose chiamate che confermano quanto avevamo temuto, ovvero la difficoltà della donna a permanere nell’abitazione con il compagno violento. Sorge però un problema di fondo alla quale nessuna di noi era preparata, non potendo le donne andare in case rifugio accreditate, perché si deve pensare anche a tutelare le ospiti con i minori, stiamo provando a trovare delle forme diverse e alternative per mettere le donne in sicurezza. In questo momento storico essendo in piena emergenza, il Centro Antiviolenza stipula una convenzione con una equipe di professioniste che collaborano per aggiungere un supporto, in una situazione delicata quanto complessa.

Il nostro lavoro è costante, le donne e la loro tutela fisica e psicologica sono al centro del nostro interesse e il messaggio che voglio mandare a ciascuna di Voi è chiaro e forte: “NOI CI SIAMO” oggi e sempre.


Dott.ssa Deborah Vizza

La Dott.ssa Deborah Vizza è psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Calabria con il n. 2055. Ha conseguito la Laurea Magistrale presso l’Università degli Studi eCampus ed attualmente è iscritta ad ASCoC, Accademia di Scienze Cognitive di Calabria per il conseguimento della Specializzazione Quadriennale in Psicoterapia. Collabora come psicologa con il CAV- Centro Antiviolenza del Comune di Paterno Calabro e svolge attività come libera professionista nel privato. È promotrice di svariati progetti psicoeducativi in ambito scolastico indirizzati ai minori.